Le ricerche, lo ricordiamo, hanno le finalità di migliorare i sistemi di lavorazione rispettando le tradizionali tecniche di produzione e di valorizzare la qualità attraverso un nuovo approccio di promozione e marketing per fare apprezzare al consumatore la bontà e le caratteristiche nutrizionali di questi ottimi formaggi.
Il primo evento si è tenuto lunedì 17 febbraio presso l'agriturismo "Montagne Verdi" a Castelfranci, in provincia di Avellino. Oltre cinquanta persone (giornalisti e blogger enogastronomici, buyer, ristoratori, opinion leader e rappresentanti delle istituzioni locali e regionali) hanno sentito dalla viva voce dei ricercatori i primi risultati delle ricerche e, guidati da sommelier ed esperti assaggiatori di formaggi, hanno potuto degustare il Canestrato di Moliterno, il Pecorino di Filiano, la Cacioricotta del Cilento, il Pecorino Carmasciano e il Caciocavallo Podolico, abbinati ai vini dell’Irpinia. L’iniziativa ha coinvolto anche i produttori dei formaggi, che hanno fornito ai ricercatori spunti utili per il prosieguo delle attività di progetto e fornito suggerimenti sulle modalità di promozione dei formaggi tradizionali, oggetto di studio.
Il secondo evento si è tenuto martedì 18 febbraio presso la sede dell’Incubatore per le Imprese nel comune di Colliano (Salerno) e ha visto la partecipazione di oltre cento persone, con una folta delegazione degli studenti dell’ultimo anno dell’Istituto Alberghiero G. Corbini di Contursi Terme, in provincia di Salerno. Ogni unità di ricerca del progetto Canestrum Casei ha presentato i risultati finora ottenuti, in tutto undici presentazioni di carattere scientifico-divulgativo. Tra gli interventi un rappresentante della Regione Campania, produttori singoli e associazioni di produttori e periti agrari (che hanno patrocinato l’evento).
Numerosi gli interventi del pubblico presente, dando vita a una discussione che ha fatto emergere con forza la necessità di procedere rapidamente con le azioni di valorizzazione dei formaggi tradizionali, sempre più sottoposti a limitazioni di carattere sanitario che tendono a modificare i processi di lavorazione verso un’impostazione di tipo industriale. Anche dai primi risultati del progetto (a fianco la Prof.ssa Adriana Di Trana, durante la sua presentazione) emerge con chiarezza, infatti, che i processi di lavorazione adottati per la produzione dei formaggi della “Selezione Ager”, basati sull’utilizzo di attrezzature tradizionali, non solo non genera alcun rischio per la salute ma conferiscono agli stessi caratteri distintivi molto apprezzati dai consumatori.
Per ulteriori approfondimenti sulla ricerca e i suoi risultati è possibile consultare il sito di progetto, dove a breve saranno pubblicati alcuni articoli che illustrano i risultati presentati dai ricercatori durante gli incontri.
A cura di:
Giovanni Quaranta, Fondazione Medes